I malati e/o i parenti dei malati lo sanno bene: incredulità e derisione sono le reazioni più comuni alla nostra malattia, al punto che molti di noi hanno rinunciato a parlare del problema, e ogni giorno sperano di non trovarsi in una situazione di emergenza e/o di bisogno (vedi ad esempio un ricovero in ospedale) che ci costringa a dover affrontare l’ennesima umiliazione oltre al rischio della nostra incolumità. Qualcuno è stato addirittura aggredito verbalmente o bullizzato, e ha ancora più paura di parlare.
La gente pensa che siamo dei salutisti estremisti al limite della paranoia, che vogliono vivere immersi nella natura a fare vita sana e a respirare aria buona. Oppure pensa che siamo degli ipocondriaci terrorizzati dall’inquinamento. O ancora ci crede dei tecnofobici fissati che vedono nella tecnologia Wireless il demonio che vuole corrompere i corpi e le anime degli individui.
La gente non sa che in realtà siamo persone le quali, ignare del rischio che stavano correndo, sono rimaste esposte per anni a livelli di inquinamento elettromagnetico o chimico sopra la media fino a sviluppare una intolleranza vera, organica. Qualcuno di noi ha vissuto immerso nelle emissioni di ripetitori della telefonia mobile o radio-televisivi installati troppo vicini alla propria abitazione. Qualcun altro ha vissuto esposto a scarichi industriali o a pesticidi. Altri ancora, magari per lavoro o per passione, hanno usato molto la tecnologia Wireless e in quella tecnologia credevano, poi un giorno qualcosa in loro si è rotto per sempre.
Perché purtroppo questo succede: anni di piccole o grandi avvisaglie che vengono scambiate per “acciacchi” dovuti al tempo che passa o per malattie di natura completamente diversa. Poi arriva all’improvviso la forma grave della malattia, quella che apre gli occhi su quanto accaduto durante tutti gli anni precedenti. Quella che non dà scampo e fa capire che l’esposizione prolungata ad un agente cancerogeno mutageno, magari favorito nella sua azione da una predisposizione genetica, ha prodotto una serie di danni sfociati in un male senza rimedio.
Le nostre sono malattie del corpo, non della mente, che ci costringono a vivere in totale violazione di molti dei diritti umani e ai margini della società, una società nella quale vorremmo essere pienamente integrati in tutti i suoi aspetti, belli e brutti. Perché noi non abbiamo paura dell’inquinamento, non abbiamo paura della tecnologia, non abbiamo paura di ammalarci: noi siamo già ammalati e siamo costretti ad evitare ciò che esacerba i sintomi delle nostre malattie.
E allora è giunto il momento di far conoscere le nostre storie, anche in totale anonimato se lo preferite, raccontate da noi, non dal giornalista di turno che, per ignoranza o malafede, le distorce rappresentandoci in modo macchiettistico, facendoci passare per psicolabili…come se avere queste terribili ed invalidanti malattie non fosse già abbastanza!
Inviateci racconti, foto e filmati sulla vostra vita, fatta di limitazioni, isolamento, abbandono, mancanza di aiuti e in alcuni casi anche di abusi.
Questo aiuterà a sensibilizzare l’opinione pubblica, i rappresentanti dello Stato, la classe medica ed in generale chiunque ignori come vive realmente un malato di EHS e MCS, o perché non ha mai sentito parlare delle malattie, o perché ha ricevuto informazioni totalmente fuorvianti sulle medesime.
Esponeteci i vostri problemi, le vostre paure per il futuro, raccontateci tutto quello che state affrontando, dalla mancanza di aiuti per gestire la vostra malattia alla necessità di fermare la installazione di contatori e dispositivi Wireless per non aggravare ulteriormente le vostre precarie condizioni di salute.
Per farlo, dovete seguire i seguenti passaggi:
1) Scriverci una e‑mail all’indirizzo info@obiettivosensibile.org nella quale ci anticipate il tipo di materiale che intendete inviare (testimonianza scritta, foto, video), cosicché si possa valutare assieme la modalità di inserimento nel sito nonché un adeguato sistema di invio del medesimo in base alle sue caratteristiche (ad esempio dimensioni del file in caso di video);
2) Leggere attentamente, firmare ed inviarci il Consenso informato al trattamento dei dati personali per storie, foto e filmati, a tutela della vostra Privacy, che vi invieremo prima della pubblicazione del materiale; l’invio del Consenso informato può essere effettuato per posta o per via telematica come PDF (per i rispettivi recapiti vedere qui).
Unitevi a noi e fate sentire la vostra voce!
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